NA VOTA ERA ACCUSSI

 
A TELEVISIONI
Tempo fa vi avevo accennato al fatto , che oltre al mio quartiere da " chiazza " , mi affascinava una strada in particolare, sebbene fosse secondaria ....e precisamente " via Bilingeli".
Si mi attirava sia per l' aspetto familiare ed anche civettuolo, quanto perché quella piccola arteria era il viatico per arrivare giù attraverso via Calafato a casa di mia zia Marietta e dai miei cugini Tanino e Nellina Cannata e la loro mamma simpaticissima che era zia Mariannina. Amavo quel mondo, che mi era tanto caro per la carica affettiva che esso sprigionava nei miei confronti , oltre alla bizzarria dei personaggi del parentado , che intrigava soprattutto mio padre. Agli inizi degli anni 60 la zia Marietta acquistò un televisore .Esso era uno dei pochi all' epoca esistenti a Buccheri, essendo da pochi anni arrivato in Italia con regolare messa in onda di trasmissioni Rai. La sera insieme al mio genitore, per assistere agli spettacoli televisivi ( mia madre che era stanca per la giornata di lavoro a scuola e doveva recuperare occupandosi delle faccende domestiche, rimaneva serenamente a casa) uscivamo, incamminandoci per piazza Toselli attraversando la strada citata sopra. Pertanto superavamo la casa del giudice Amato ( U purtuni i don Mariu) e quindi, durante il percorso facevamo i soliti incontri di personaggi conosciuti , che abitavano in quel quartiere. Ricordo il buon Vito Ramondetta, coetaneo dei miei fratelli maggiori. Era un discreto tenore di lirica, e talvolta accennava a d arie di Verdi o di Puccini. Vi era la merceria Vacirca ,dove traspariva una luce fioca, ancora in attività. Più giù incontravo Angelo Filippone un bel giovane alto ( mi pare fosse parente della nostra cara amica Aurora La Ferlita) , Anche lui con voce acuta intonava qualche brano classico. All' angolo tra via Bilingeli e via Calafato vi era la residenza del prof. Mons Zappulla, insegnante di latino dei miei fratelli. Mio padre lo salutava amichevolmente ( inteso " U zuppittu" per via di una malformazione congenita all' arto inferiore).Non so perché, ma a me questo sacerdote incuteva soggezione.
Poi scendevamo le scale che conducono ad " Urito" giungendo bel belli a destinazione. 
Qui a casa di zia Marietta sentivamo un certo fermento che proveniva dallo studio, dove era sistemato il televisore . Bene , oltre le mie zie e i miei cugini vi erano almeno altre dieci persone. Erano amici del vicinato( come si usava dappertutto in quel periodo)che venivano amichevolmente invitati dalla zia, per seguire le trasmissioni della serata.
Una sabato in particolare, ,andava in onda il programma " clou " della settimana " Studio uno" .Durante la serata si esibvano le gemelle Kessler in un balletto vertiginoso con Don Lurio, mostro sacro della coreografia. D' un tratto un ballerino lanciò in aria Alice Kessler.La zia Marietta sempre ironica e mordace disse: " Mmi e chi è na pinnula". Li vicino vi era seduto un vecchietto, purtroppo dell' udito travagliato, che per rendersi interessante rispose: fimmina , è fimmina signurina Marietta......... (Fausto Nicolini‎)
 
LUNEDI DI PASQUA A CHIANA
Lunedì di Pasqua alla piana,esattamente nel rettilineo (,rittufilu.) notare quanta gente a passeggiare,all'epoca le macchine erano rarissime in quegli anni la meta preferita era la piana perché più vicina. Era una giornata che noi bambini amavamo moltissimo. La mattina di Pasquetta guardavamo il tempo nella speranza che fosse bello .Era una giornata di grande aggregazione famigliare,speriamo che quando finisce il virus si possa ritornare a quelle vecchie e sane abitudini (Enzo Costantino)
 
A STRATA RANNI
Questa foto mi ha fatto ricordare quando mia madre mi mandava dal sarto
che aveva la butìa sul marciapiede difronte. Anzi, non è che mi mandava, mi costringeva ! Ma non lo faceva perché io potessi imparare il mestiere, mi mandava solo per staccarmi dai compagni di gioco per qualche oretta. Era sempre apprensiva e temeva sempre che potesse succedere qualcosa. Diceva che passavano le macchine.
Come una di quelle macchine che era salita sul marciapiede nei pressi della farmacia ed aveva investito ed ucciso dei bambini. Il guidatore ne aveva perso il controllo. Una tragedia che sconvolse l’intero paese.
La strada ranni era molto abitata a quei tempi, in ogni casa vi risiedeva una famiglia. I marciapiedi erano il luogo di gioco per i bambini ed il raduno per i grandi, a chiacchierarsela davanti alla porta di casa di un vicino. Lungo tutta la strada ranni si formavano, a tratti, come dei piccoli salottini, anche con sedie portate da casa propria.
Non c’è più niente di quei tempi e di quel tempo che passava lento nei luoghi pomeriggi d’estate.
Rimane soltanto il ricordo ma...anche esso si perderà ! (Vito Buccheri)

Bellissima e coinvolgente descrizione di fatti con sfumature dall'immenso fascino, che solo uno spirito sensibile e avvezzo alle emozioni di sempre, come Vito può fare, senza nulla togliere a tanti altri cari miei compaesani che in quanto buccheresi sanno esprimere la magia delle emozioni per altre esperienze.Io ricordo perfettamente quella realtà immortalata da Vito, le consuetudini di famiglia, ove alla fine dell' anno scolastico i genitori invogliavano i figli a svolgere qualche attività produttiva , anche per distoglierli dai pericoli della strada.A tal proposito ricordo vagamente quella tragedia della macchina guidata da un ubriaco, in cui lo stesso falcio' due bambine, delle quali un era figliola di Don Masino Aloe, grande uomo. In quella occasione il mio compianto fratello Enrico so salvò miracolosamente, insieme ad Antonino Musco, in quanto riuscirono a schivare quel maledetto bolide , essendo entrambi vicinissimi al marciapiedi cui Vito faceva riferimento......(Fausto Nicolini )

Ricordo le sere d'estate passate a giocare fino a tardi sulle strade popolate di gente, seduta qua e là a gruppi, davanti la porta di casa, mentre i bambini animavano l'atmosfera, gioiosi di potere godere quei momenti preziosi perché limitati. Tutti vivevamo nella semplicità perché c'era tanta saggezza (Graziella Bucchieri)

 Ricordi indelebili che solo chi li ha vissuti può capirli,dove non c era invidia, ma solo voglia di stare insieme, le porte delle case sempre aperte, perché non esisteva nemmeno il pensiero di essere derubati, che bei tempi, e che bella comunità quella da strata ranni, ancora oggi ricordo perfettamente ogni personaggio, ciao Vito e grazie per le tue foto che ci ricordano un bel vissuto (Salvo Interlandi)

Io ero una di quelle bambine che per miracolo mia mamma mi ha chiamato   mezz’ora prima per andare a casa. Io abitavo quasi in fronte della farmacia e mi ricordo il giorno del funerale io vestita di bianco ero una dei bambini che l’abbiamo accompagnato al cimitero. Una grande tragedia per tutto il paese. Io sono Lucia Russo (mio padre era Francesco Russo) nguria Ciccio Pannazzo e abito a New York. Vittorio io credo che ti ricordi della mia famiglia. Mi fa piacere leggere tutti queste storie che portano bel ricordi di quando eravamo piccole e sempre allegri. Scusa degli errori il mio italiano non è tanto bene dopo tanti anni.   (Lucia Russo)

 
 
LA DOMENICA MATTINA
Il mio pensiero torna a tanti anni indietro quando la mattina tra lo scampanio delle tante chiese,e il cinguettio dei tanti uccellini che in modo nitido si facevano sentire attraverso le finestre anche per l'assenza di rumori se non lo scalpitio dei passanti e gli zoccoli di quegli animali ,compagni inseparabili dei nostri contadini che non avevano rinunciato nemmeno alla domenica per il loro lavoro nei campi. Fuori il vociare di bambini festosi e allegri che ,mattinieri non volevano perdere nessun minuto della giornata di festa per i loro giochi rigorosamente in strada in attesa di andare a messa. Mia madre aveva messo un pentolone pieno d'acqua sul fuoco ,tirato fuori dai cassetti la biancheria pulita per il solito rito del bagno domenicale. Appoggiata tra due sedie una grande bacinella di zinco che aspettava di essere riempita,intanto noi mangiavamo una bella suppiera di latte col pane. La mamma che già la mattina aveva acceso la conca aveva messo i nostri vestiti a scaldari nel circu, che molto spesso fumuliavano per l'umidità che c'era nelle case.Lo shampoo, dopo shampoo balsamo e bagno schiuma, era tutto compreso in un unico prodotto sapuni i casa ricavato con il nostro olio d'oliva,quando ci arrivava negli occhi ci bruciavano per mezzora. L'acqua per sciacquarci veniva versata con un bucale di alluminio, all'epoca la plastica non esisteva ancora. Finito il rito del bagno mettevamo i vestiti della domenica e scalpitanti non vedevamo l'ora di poter uscire di casa per goderci questa bella giornata. Finita la messa ci attardavamo ancora in piazza a giocare e correre felici in attesa di andare a pranzo che essendo domenica si preannunciava più buono del solito, a volte c'era anche il dolce. Ma non ci annoiavamo mai ,non ne avevamo il tempo! Nonostante l'assenza totale di tutte queste tecnologie che oggi hanno i bambini. La mia non è soltanto nostalgia,ma credetemi non invidio affatto i bambini di oggi!  (Enzo Costantino)
A PITINICA
Quann'era nicu, ma patri mi purtava 'nto varbieri, u nannu do giomitra ca ià u studiu a strata ranni e mi facìa spruzzari a facci co dopobarba pì farimi passari i pitinichi. Né iù, né ma patri,
né u varbieri sapiumu ca era pitiriasi, pì tutti erunu pitinichi (Turi Terzo )
 
I COPPI DI PASTA DA 5 KILI
Chi se li ricorda ci "coppi di pasta" da 5 chili (spaghetti) lunghi circa 70 cm con la carta esterna di colore BLU intenso? Venivano dati, (almeno in quel certo periodo che mi ricordo io e se la memoria non mi fa brutti scherzi), nei locali in Via Umberto dove c'è ora la UIL e prima ancora c'erano le bombole di Masino Crusca che Vito Puddo portava nelle case utilizzando un carrettino con le ruote a pallini. (Vito Gambilonghi)

 -del pastificio Leonardi, me la ricordo nella bottega accanto alla macelleria de canali nelle case da Papacchia, donna Nane' mi sembra, moglie del sign.Fontana (Francesco Gambilonghi)
 
LA NEVE DI IERI
Ero un bambino di circa 3-4 anni e non andavo ancora a scuola. Una mattina di dicembre ci alzammo e vidi mio padre che armeggiava cercando di aprire la porta di casa. Da fuori un vocio di gente, i cosiddetti "spalatori" che si sentivano come in lontananza. Finalmente mio padre apre la porta e lo spettacolo che vidi fu qualcosa di indescrivibile. UN MURO DI NEVE che superava l'altezza della porta. Mio padre scavò una specie di "tunnel" verso l'esterno dando la voce agli spalatori che lo aiutarono da fuori e in breve fu fatto una specie di "passetto" che portava fuori sulla strada statale che era stracolma di neve. Due colpi in alto con la pala ed entrò la luce del giorno mentre gli spalatori a cui si era unito anche mio padre, armato della sua pala personale, proseguivano verso il basso a liberare le porte delle altre case sulla sinistra. Fino alla casa degli Atanasio. Nuccio Atanasio era ancora un ragazzino e suo padre era tra quelli che avevano portato la corrente elettrica a Buccheri. Gli spalatori, suddivisi in squadre, lavorarono sodo per molte ore per liberare tutte le case e consentire a tutti un "passaggio" largo poco più di un metro che attraversava e intersecava tutte le strade di Buccheri. Alla fine, a quei "volontari" veniva dato (se lo richiedevano ed erano stretti dal bisogno) un "coppo di pasta". A mio padre (che era considerato "massaro" e quindi non bisognoso) non veniva dato nulla, e persino a me, qualche anno dopo alla scuola elementare (alla batia) non era consentito l'accesso alla mensa perché ero ritenuto figlio di famiglia NON BISOGNOSA. Era sostanzialmente vero... ma a me il profumo della "fasola" che preparavano per gli altri bambini mi faceva impazzire e i miei, per quanto non morissero di fame... non se la potevano permettere o forse a loro non piacevano i fagioli... Morale della favola: Un tempo si "abbaiava" di meno e ci si prodigava di più verso il prossimo. (Vito Gambilonghi)

-_Mi ricordo anch'io. Perchè allora mio fratello Salvatore le erano state affidate 60 capre e il giorno prima erano scesi verso Santaniria e mio padre la mattina dopo quando ha visto tutta quella neve non erano tornati si armo' di coraggio e ando a cercare a mio fratello e don Francesco zappitedda che i truva 'nte casi d'avvucatu missina. Poi abbiamo visto arrivare i camion militari attrezzati con le catene che venivano da Catania (Francesco Mazza )

LA MENSA ALLA BADIA
ho un ricordo bellissimo della mensa alla Badia Si stava tutti seduti con il piatto davanti ma non si poteva toccare. quando tutte le classi erano schierate nei tavoloni il maestro dava il via e a mangiarsi un piatto di pasta era "na fatta i cruci", "pariumu allamiati" Chi finiva prima alzava la mano e se eri fortunato ti toccava un altro piatto di pasta, stavolta da mangiare con calma perche non esisteva la possibilità di averne un terzo (Vittorio Salamone )

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A BACCHETTA
Quando andavo alle elementari a Buccheri ogni mattina il maestro (si chiamava Marziano) ci controllava le unghie per vedere se erano pulite o sporche. In caso negativo, ci dispensava una bacchettata nelle dita. Riferivamo a casa l'accaduto solo se a prendere le bacchettate erano gli altri. Non potevamo rischiare una doppia punizione (Giuseppe Gaetano Trigili)

 "u rumazzu" del Maestro Franco che funzionava sia per gli scolari "disattenti" che per la cartina geografica.(Ercole Aloe)

La bacchetta della Sig. Cataldo dati dietro le ginocchia a chi faceva il monello. (Gianni Grazia Rotella)

A CONCA
Vi ricordate il freddo a Buccheri d inverno quando si infilava a conca co circu dentro il letto e le coperte facevano fummulizzu. (Enzo Costantino)
....................altro

U LLICCUZZU
Negli anni '40 (!) giocavamo o mastru, a canniedda, e sordi, a ciappiedda e vari altri giochi. Ognuno aveva un angolino dove tirando, ad esempio, una pietra piatta, arrivava più vicino di tutti e quindi vinceva. Il posto, qualunque fosse stato, lo chiamavamo "u lliccuzzu", nel senso del posto prediletto per vincere.

I NOSTRI GENITORI ....un mio pensiero a mio padre e a tutti i padri buccheresi.
A quelli di una volta e ai tanti che non ci sono più. A tutti quei padri che non erano così colti, ma che attraverso la loro millenaria cultura ereditata, riuscivano ad essere dei buoni padri. é vero...non eravamo così in confidenza con loro noi riuscivamo a comunicare solo attraverso le mamme, loro dovevano fare , e apparire dei duri. non cantavano, non ci abbracciavano, non ci baciavano ,e le tenerezze non sapevano forse cosa erano, ma sono convinto che ci volessero altrettanto bene così come noi ne vogliamo ai nostri figli. Oggi noi genitori che vogliamo fare gli amici dei nostri figli a tutti i costi, ci rendiamo conto che non riusciamo a svezzarli nemmeno a quarant'anni,e abbiamo creato una generazione di insicuri. I nostri padri non erano molto espansivi e l'umor buccherese è un pò inglese. Faccio un esempio, un giorno un cliente viene a prendere un caffè alla Pineta, a farglielo è mio padre, questo, lo beve tutto d un sorso, al chè mio padre gli dice...aviutu aviri siti.
Un giorno mio padre stava dando da mangiare degli ossi di pollo al mio cane quando io gli dissi :papà l'ossi di pollo o cane u fanu affucari , risposta: navota na crapa saffucà cun filu di erba. Un ragazzo molto pigro che lavorava presso di me , un giorno questi disse a mio padre: don Santino domani non posso venire a lavorare picchì mi sentu tintu, e mio padre ...a menu mali ca tu ricanosci. Questo da noi a Buccheri si chiama smaccusu. Questa forma di ironia era molto frequente nel linguaggio comune buccherese.  (Enzo Costantino)


L'ACQUA FRESCA
Vi ricordate quannu nappizzaumu no bummulu che era stato tutta la notte fuori a rinfrescare l acqua? All'epoca il frigorifero non l'avevamo ancora e poi...... chi naviumu a rifriscari qualora ci fosse stato! ( Enzo Costantino)


LA NTROLITINA
A duminica na buttigghia ci mittiumu a fialetta e a bustina da ntrolitina e aviumu a fanta fatta ncasa e se nun mi maniaumu a chiuriri a buttigghia si ittava tutta i fuori (Vittorio Salamone )

LA FAME
Quando c'era la fame nera e qualcuno emetteva un rutto, (solamente aria, nient'altro) poi ringraziava il cielo con questa frase: "ringraziu u signuruzzu ca senza mangiari sugnu sazziu!".
Giuseppe Gaetano Trigili

Al tempo della guerra (1940-45) c'era molta miseria e qualcuno coniò la frase:"A paccarazioni si tàgghia co' cutieddu".

RIFLESSIONI
Adesso che vivo fuori e so che è tempo di sparici, di finucchieddi, di maialuffi, di mareddi, di cicoria,di giri, e conoscendone il sapore, come si fa a non averne nostalgia? E dei lunedi di Pasqua?E l odore del pane appena sfornato? A Buccheri questi odori e sapori per fortuna esistono ancora. anche se la così detta cuiviltà dei consumi è entrata preponderante anche da noi e ne siamo contenti. quella civiltà che ci obbliga a case sempre più grandi,sempre più imbottite di oggetti che non abbiamo il tempo di godere,di armadi mai sufficienti pieni di cose inutili che non abbiamo poi il coraggio di buttare,quel superfluo che diventa necessario,e necessario solo a rendere superfluo il davvero necessario. E la caccia al detersivo, che sbianca di più, e per ogni oggetto un detersivo . E i bambini? li laviamo e disinfettiamo come fossero dei bisturi,li rendiamo sempre più sterili e gli anticorpi dove li mettiamo? Poi magari vanno all estero bevono un bicchiere d acqua e ci viene la cacarella rovinandosi così la vacanza. Perciò vi dico i bambini fateli sporcare e a noi grandi dico cerchiamo di essere un pò più come eravamo.
( Enzo Costantino)


I GIOCHI
Giocavamo con cose semplici , ci sporcavamo ed eravamo contenti,oggi i bambini hanno tutto di piu ,cose superflue per il solo piacere di scartarle le cose e non sono contenti ,com'era bello prima (Grazia Vinci)

L'ASCENSIONE
Mio figlio Leonardo aveva sei anni e una sera lo vedemmo spuntare a casa tutto nero e sporco: era stato a rubare legna per l'Ascensione! Ci guardammo in faccia con mia moglie e...ridemmo a crepapelle. Con una bella doccia tutto finì al meglio. Sì, i bambini devono giocare liberi e devono sporcarsi. (Tanino Cannata )

LA FESTA DI SAN GIUSEPPE 
 quando nel presto pomeriggio un anziano nunuto di campanella e bastone accompagnato dalla festosa allegria di bambini girava il paese ove le nostre madre avevano preparato doni da portare al palco che era situato alla piazza matrice per vendere all'asta .Il ricavato andava per i poveri , perchè allora in pochi avevano la pensione. I doni erano, nu fincottu di pastsciutta cu l'uva supra, a pagnucata, i cannoli, i sfince frittelle di S.GIUSEPPE . Sotto il palco a farci concorenza cerunu i Francafuntisi che giocavano al rialzo. Erano tempi belli che ricordo con immenso piacere e che ancora oggi per S.GIUSEPPE li gradisco a tavola. (Giuseppe Mazzone)

.LE MONELLERIE
.quannu ni annavumu a rubari i buttuni de vistiti ca a genti stinnieva fora pi asciugari e appuoi ni iucavumu e quannu pirdivumu n'arrubbavumu chiddri da casa nosra ammucciuni de mammi Tavano Vito

LE FESTE DANZANTI IN CASA
..quelle festicciole tra ragazzi dove bastava un mangiadischi e tre quattro dischi tutti rigorosamente lenti, si chiudevano le imposte (le festicciole avvenivano quasi sempre di pomeriggio). Le ragazze erano sempre meno di noi ragazzi,bisognava fare a turni. Si aprivano le danze e cominciava la lotta, noi ragazzi a forza di striingere rischiavamo i crampi alle braccia , e le ragazze a forza di spingerci in avanti rischiavano di slogarsi i polsi. Ma era molto bello perchè non si faceva mai uso di alcool e altre porcherie non sapevamo nemmeno cosa fossero. E tutto finiva li. (Enzo Costantino)

IL MATRIMONIO
Mia madre del matrimonio diceva: " u matrimoniu sunu carti tingiuti" nel senso che il matrimonio era solo un contratto, mentre il rapporto matrimoniale tra due che si amano è tutt'altra cosa Giuseppe Gaetano Trigili

LA SPAZZATURA DIFFERENZIATA
...quando non avevamo problemi di smaltimento rifiuti urbani. Cosa dovevamo buttare? Al massimo i scorci de cacoccili, i trunzi de brocculi ,a cinniri de conchi, i reschi che testi da sarda (per noi il pesce era solo quello). La plastica non esisteva e le banane le avevamo viste solo nei film di Tarzan o cinima o curatru.Ma si viveva lo stesso e forse meglio. Enzo Costantino

L'ESSENZA
..C'era la povertà, ma anche la semplicità, la vera amicizia e una solidarietà, che oggi pare un mito.
(Tanino Cannata )

IL PIC NIC
.
.a manciareddu (pic nic), si andava con un piccolo cestino di paglia che usavam anche quando si andava dalle monache,si mangiava ,pane con olioe e zucchero pane con l uva o pane schittu (cala rittu).Era un bel momento perché si andava quasi all imbrunire quando l aria cominciava a rinfrescare,era una piccola scampagnata. Enzo Costantino

LA GRANITA
.. ca prima nivicata co zucchero e lumia i nostri genitori ni facivunu a granita ?
 Giuseppe Mazzone

LE FILASTROCCHE
Vi ricordate da bambini, quando la mamma, facendo vedere il pugno chiuso al bambino cominciava a schiudere le dita dal pollice dicendo: "Iaiu fammi", poi aprendo l'indice:"nunn'avimmu", quindi aprendo il medio: "annarrubbimmu", e l'anulare: "nun sacciu a via" ed infine aprendo il mignolo e richiudendo tutte le dita a ventaglio: "e viniti tutti cu mmia!!" Il bambino si divertiva parecchio.

IL GIORNO DELLA FESTA
ai ragazzi della mia età chiedo:se vi ricordate ogni tanto il profumo particolare che emanava il giorno di festa. Tutto cominciava quando tua madre metteva in un vacilone di zinco l acqua calda e incominciava a insaponarti col sapone di casa ,occhi, capelli, testa e ti bruciavano gli occhi (altro che shampo),epoi co bucali di alluminio ti sciaquava,che sofferenza,mentre la banda musicale si sentiva suonare festosa e tu non vedevi l ora di indossare il vestitino nuovo per andare ai canali,per noi della lifisa era già un avvenimento.(i canali una volta non erano così frequentati dai bambini come adesso.)Quanta confusione ,quanta gente , quanti non ci sono più che peccato! era tutto così bello. Enzo Costantino

A PASTA A BBRUORU CHE PALLINI
a ddri tempi a duminica o ne iorni di festa u broru da carni e i pallini di carni ndo menzu iera n'appuntamentu ca nun putia mancari e pi ccu nun s'arricorda pi biviri si facia l' aranciata ca bustina e si cci mittia puru l'essenza ca iera misa da n'tubicinu di vitru nicu nicu oppuru l'acqua idrolitina e raramenti a cocacola na buttigghia di vitru ca se ierutu furtunatu taliannu suttu o tappu putivutu vinciri n'autra buttigghia (Tavano Vito )
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E u ciauru do broru di carni ca sintivutu mentri ti lavavavutu? Haiu u ciauru ancura nto nasu  (Francesco Gambilonghi)
U CANNAZZUOLU (LA CERBOTTANA )
mi ricordo ca ca cartaulinia a tagghiaumo a strisci, ni faciumu nu blocchettu, anturciniaumu a pizzu e a'nfilaumu ne cannazzuoli ( i tubbi da luci) e iucaumu a spararene Vittorio Salamone

Come proiettili usavamo anche  " l'ossi de' milliccucchi ".Nello Benintende

O a calia Turi Terzo

A 'MMUCCIA AMMENZ E CAPPOTTI
iucavumu a mmùccia a menzu e' cappotti nta stanza di sutta d'o circulu filudrammaticu, ammentri ca di supra i ranni abballàunu p'o carruvali, a mmenzu o' fummu de' sicaretti e de' sciàti.
(Ginetta Gissara).

LA SRENATA
..quannu purtavunu a sirinata, puoi ci rapivano a porta e ci uffrieuni nuci, mennuli, fighi sicchi, etc. si eranu boni ricivuti, sino u lasciu a vostra immaginazioni...........Maria Acciarito
LA CULLA
A Buccheri una volta i bambini (quelli poveri, come non avevano una culla, ma dormivano nella "naca" ovvero una specie di amaca (da cui il nome dialettale naca) posizionata in alto dal letto matrimoniale e che i genitori dondolavano con una apposita cordicella che scendeva fino al letto.(Giuseppe Gaetano Trigili)

IL CARNEVALE
carusi vu riuddati i tempi i carruale chi era bello abballa e tumu du voti a simana o giovedi e o sabuto ,e poi nun ti ricu u giovedi rasso di primma sira s'abballava, a menzannotti si mangiava , u beddu pisciruovu che sparici, a uliva ammenzu a tutti di curiandili, anzi primma cera u iovi de schietti, u prossimu era chiddo de maritati, e poi chiddu rassu, a chi beddi tempi (Grazia Vinci)
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l'urtumu iornu di carruali e si faciunu i cavateddi co sucu di maiali se arristaunu l'indomani siccomu era già quaresima pi nun i ittari si lavaunu e ci luaunu u beddu sucu masinnò si facia piccatu  (Marilena E Elio Iannello )

LA FESTA DELLA MADONNA
...Pa festa da Maronna na simana primma a banna di Bucchieri si facia u ggiru do paisi e annaunu n'ti tutti i furni e rumpiunu u carusieddu pi dallu a Maronna (Francesco Mazza)

.. toccando almeno una volta il nasino dei bimbi piccoli gli hai cantato questa filastrocca: nniuli, nnauli picurari, quantu pani ta mangiatu, quantu vinu ta bivutu, nniuli nnauli, si curnutu!!! E poi il solletico sul pancino...(Maria Grazia Paparone)
LA FIERA DEL BESTIAME
adesso che faccio parte di quelli più grandi vi ricorderete della grande fiera del bestiame di buccheri (una delle più grandi della sicilia orientale) essa era dedicata un giorno ai bovini uno agli equini e uno agli ovini-
quindi tre giorni di grande movimento tutti i funnichi e tutte le botteghe di vino erano strapiene in contemporanea ai canali si svolgeva una fiera molto grande di vettovaglie attrezzi agricoli vestiari ecc.... noi bambini aspettavamo questi giorni per andare a vendere l'acqua ai fierioti con il bummolo di acqua fresca. era un grande business. (Enzo Costantino)

FINE SERATA
...e a fine serata, finite le danze al circolo filodrammatico, gli ultimi rimasti venivano radunati da ntuninu tavano e... annaiu all'ortu e ccosi 'mpipi ...aiai aiai u pipi...chi happi ssu pipi,..fu tuccatu ...ddi cui,.. da millinciana,..aiai aiai a millinciana..Quanti hanno partecipato a questo gioco ? Non era granche' come gioco, ma era divertente quando interveniva il finocchio !(Vito Buccheri)

LA CORSA DEGLI ASINI
A Buccheri oltre 80 anni fa, si svolgeva "a cursa che scecchi", una sorta di palio. Si partiva dal pizzu paisi e l'arrivo era in piazza. Vinceva sempre Vitu Sola perchè, durante il percorso, ogni asino svoltava nel proprio vicolo e l'unico che arrivava in piazza, dov'era la sua stalla, era proprio l'asino di Vitu Sola !(Mariapina Lanteri)

NANE'
Nanè m'aviunu a chiamari a mia quannu nasciu m'a patri fi strammari a tutti e i mannà ca cura ammenzu e iammi tutti (Marilena E Elio Iannello)

L'INCIDENTE A STRATA RANNI
......Come una di quelle macchine che era salita sul marciapiede nei pressi della farmacia ed aveva investito ed ucciso dei bambini. Il guidatore ne aveva perso il controllo. Una tragedia che sconvolse l’intero paese. (Vito Buccheri)

 .....ricordo vagamente quella tragedia della macchina guidata da un ubriaco, in cui lo stesso falcio' due bambine, delle quali una era figliola di Don Masino Aloe, grande uomo. In quella occasione il mio compianto fratello Enrico si salvò miracolosamente, insieme ad Antonino Musco, in quanto riuscirono a schivare quel maledetto bolide , essendo entrambi vicinissimi al marciapiedi cui Vito faceva riferimento......(Fausto Nicolini )

Io ero una di quelle bambine che per miracolo mia mamma mi ha chiamato   mezz’ora prima per andare a casa. Io abitavo quasi in fronte della farmacia e mi ricordo il giorno del funerale io vestita di bianco ero una dei bambini che l’abbiamo accompagnato al cimitero. Una grande tragedia per tutto il paese. Io sono Lucia Russo (mio padre era Francesco Russo) nguria Ciccio Pannazzo e abito a New York. Vittorio io credo che ti ricordi della mia famiglia. Mi fa piacere leggere tutti queste storie che portano bel ricordi di quando eravamo piccole e sempre allegri.   (Lucia Russo)

Vicino a quei bambini vi erano anche mio fratello Enrico e Antonino Musco, che si salvarono per miracolo dall' impatto di quella macchina maledetta.
Morì la figliola di don Masino Aloe....ed io ne rimasi colpito per tantissimi anni...soprattutto quando lo vedevo, vestito a lutto sempre , anche mentre lavorava, ma che conservava la grande dignità di un vero uomo, segnato dal dolore più immane , ma conservando il suo decoro di uomo straordinario....  Fausto Nicolini

 

 

 
 
 

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