SCIURI/CIURI
Vi ricordate il pastore di Buccheri che portava in latte al
mattino presto presso le famiglie che lo chiedevano ? io non
ricordo il nome, ma il soprannome si " ciuri", ce l'ho davanti
agli occhi come fosse ora, e sono trascorsi 60 anni circa, mi
pare Angelo, ma non ne sono sicura. (Rosetta Valenti )
Sciuri " e l'autri crapari ca vinniunu u latti muncennu i crapi
nta strata davanti e casi de parrucchiani (clienti ).
Franciscu Ciuri avìa a mannira sutt'o Castieddu, era un tipo
sempre scherzoso (Turi Terzo)
...a propositu di Sciuri. Ha' 'ntisu mai diri . "CU FU ??....U
BECCU I SCIURI " .Il detto è riferito alla bestia "dannivuli " ,
di proprietà del pastore, a cui si attribuiscono tutte le
malefatte, ancorchè innocente. (Nello Benintende )
io ho sempre sentito dire si vabè a buttana e sempre a ciura (Giuseppe Tarascio)
Era famoso u beccu i sciuri (Francesco Gambilonghi)
Da un fatto realmente accaduto al sottoscritto.
Anni 50: mio padre aveva preso accordi
co' Ciuri
per portargli la nostra capretta a far montare dal
suo "becco". La capretta, di nome Ninetta, che mi seguiva come
un cagnolino, la portai io una sera nella sua "stalla"
sulla sinistra alla fine di via Castello, all'età di nove anni,
ed esattamente nell'estate del 1956 (verso metà agosto).
Ninetta era nata il 15 gennaio di quell'anno ed era la
prima volta che la si faceva montare. Se non ché al momento di
lasciargli la capretta arriva un altro contadino con aria
prepotente e con un'altra
capra adulta il quale si china nel deretano della mia
capretta e le apre con le dita il fiorellino dicendogli:
-Chista ciauriedda non è ancora pronta, chista nunn'amprena.
Facci muntari 'a mia ca è già pronta.
La risposta do Ciuri, uomo d'onore che aveva già
dato la parola a mio padre, fu netta e inconfondibile:
-A se nunn'amprena... arrîfrîšca.
E lo mandò via prendendo in consegna la mia capretta che
fu ben contenta di trascorrere la sua prima notte d'amore
con quel mitico "becco" che tutti chiamavano con
un sorriso malizioso e a
doppiosenso: "U beccu 'i Sciuri". (Vito
Gambilonghi) |